«Essendo l’ostetrica il professionista sanitario che più di chiunque altro si occupa della salute della donna in tutte le fasi della vita, il suo percorso formativo non può non prevedere una preparazione in materia di disabilità»: lo scrive Isabella Coppola nelle conclusioni del suo studio di laurea intitolato “Approccio ostetrico alla salute sessuale e riproduttiva della donna disabile”, alla cui elaborazione anche il nostro giornale aveva a suo tempo collaborato.

Anche il nostro giornale, lo scorso anno, ha avuto il piacere di collaborare all’interessante studio di laurea condotto presso l’Università dell’Insubria di Varese da Isabella Coppola, sul tema Approccio ostetrico alla salute sessuale e riproduttiva della donna disabile. Lo avevamo fatto proponendo ai Lettori il questionario anonimo utile a raccogliere il maggior numero possibile di dati sull’argomento.

Oggi, dunque, ben volentieri rendiamo disponibili i risultati di tale studio, ai quali si può accedere a questo link, riprendendo qui soltanto un brano delle significative conclusioni espresse da Coppola, che scrive: «Essendo l’ostetrica il professionista sanitario che più di chiunque altro si occupa della salute della donna in tutte le fasi della vita, il suo percorso formativo non può non prevedere una preparazione in materia di disabilità», Pertanto, «è indispensabile che la formazione del personale ostetrico si basi sulle evidenze scientifiche disponibili e che si investa nella ricerca per crearne di nuove perché le donne disabili, dal punto di vista ostetrico, possono essere considerate una popolazione a rischio, ma conoscere la disabilità significa avere gli strumenti per approcciarsi a essa nel modo corretto, non sottovalutandola ma nemmeno esasperandola». (S.B.)

superando.it