Un rapporto del Comitato ONU per i diritti delle persone con disabilità striglia l’Italia riguardo al trattamento a loro riservato nel nostro Paese
Un rapporto del Comitato ONU per i diritti dei disabili striglia l’Italia riguardo al trattamento a loro riservato nel nostro Paese. Prima di analizzare punto per punto le raccomandazioni dell’Onu, il Comitato raccomanda all’Italia di allinearsi con la definizione di disabilità presa in considerazione dall’Onu e di assicurarsi che da un punto di vista legale ci sia un trattamento unanime a tutti i vari livelli e nelle varie regioni. A preoccupare il Comitato è il fatto che l’Osservatorio nazionale di Disabilità non è permanente e manca la comunicazione con i disabili e le organizzazioni che le rappresentano.
Il Comitato è preoccupato che nella legislazione nazionale manchi una definizione di accomodamento ragionevole, e che non sia incluso un riconoscimento esplicito che tale negazione costituisca una discriminazione basata sulla disabilità. Il Comitato, in tal senso, raccomanda all’Italia di adottare una definizione di accomodamento ragionevole in linea con la Convenzione, e di promulgare leggi che riconoscano esplicitamente la sua negazione come un atto discriminatorio verso i disabili.
Il Comitato raccomanda che l’Italia promulghi leggi mirate e politiche che designino procedure esecutive per affrontare le discriminazioni, incluse sanzioni effettive e rimedi, e che fornisca formazione a tutti i dipartimenti per assicurare che i disabili abbiano le informazioni necessarie per avanzare reclami e cercare soluzioni,
Gli articoli 6 e 7 del rapporto riguardano donne e bambini disabili. Il Comitato è preoccupato che all’interno dell’agenda sulla disabilità non si parli in maniera esplicita di donne e ragazze disabili. Si raccomanda di farlo in stretta collaborazione con donne e ragazze disabili e le loro organizzazioni di appartenenza. Per i bambini dai 0 ai 5 anni, il Comitato chiede che ci siano dei dati precisi per assicurare una diagnosi precoce, interventi e fornitura di servizi. Il Comitato è preoccupato anche che le politiche per i bambini più poveri e con disabilità siano inadeguate e prive di meccanismi di controllo.
L’Onu, poi, è preoccupato per la mancanza di misure appropriate per promuovere le capacità dei disabili e per combattere gli stereotipi e i pregiudizi attraverso campagne mediatiche ad hoc. Raccomanda in tal senso che si realizzino campagne sugli effetti negativi degli stereotipi e l’importanza di dare un’immagine positiva della disabilità, specialmente per quanto riguarda le donne e le bambine.
Un altro capitolo riguarda l’accessibilità; il Comitato rimprovera le insufficienti informazioni riguardo i reclami e il monitoraggio degli standard di accessibilità, la mancata applicazione delle leggi e le sanzioni. L’Onu, pertanto, richiede un potenziamento della raccolta dati, del monitoraggio e dei meccanismi sanzionatori per assicurare che si seguano gli standard di accessibilità. L’accessibilità deve includere siti, servizi di emergenza, trasporto pubblico, edifici e infrastrutture. Inoltre bisogna garantire l’accesso a un sistema di trasporti sicuro, economico, accessibile e sostenibile per le persone disabili e provvedere l’accesso integrale ad aree verdi e pubbliche. La difficoltà di accesso riguarda anche l’educazione, per il Comitato bisogna mettere in atto una politica per avere interpreti del linguaggio dei segni, comunicazione alternativa e accrescitiva.
L’Onu si preoccupa anche di rifugiati, migranti e richiedenti asilo disabili e raccomanda di dare loro accesso allo stesso livello a tutte le strutture e a tutti i sussidi, per riabilitarsi e di ratificare la Convenzione Internazionale per la Protezione dei Diritti di Tutti i Lavoratori Migranti e i Membri delle loro Famiglie, e di sostenere la Carta d’Inclusione delle Persone Disabili nell’Azione Umanitaria.
Manca ancora l’eguale riconoscimento di fronte alla legge. Il Comitato è preoccupato che si continua a praticare la decisione presa da terzi, tramite ciò che viene chiamata “Amministrazione di sostegno”. L’Italia viene invitata ad abrogare tutte le leggi che permettono di prendere decisioni ai tutori legali, incluso il meccanismo di sostegno amministrativo, e la messa in atto di misure che includa i professionisti nel campo della giustizia e della salute. Un’altra preoccupazione è data dall’assenza di formazione anti discriminazione del personale in ambito giudiziario e delle forze dell’ordine, pertanto si richieda che lo Stato fornisca loro formazione sui diritti dei disabili per quanto concerne matrimonio, famiglia, genitorialità, relazioni personali, allo stesso livello degli altri, incluso il diritto a preservare la fertilità e formare una famiglia. Il sistema giudiziario italiano è inaccessibile riguardo le informazioni e le comunicazioni, pertanto il Comitato richiede che si assicurino misure tali da garantirne l’accessibilità, quali interpreti del linguaggio dei segni e informazioni in Braille.
L’Onu è preoccupato poi per le misure restrittive che riguardano le persone “socialmente pericolose” e richiede che si proibiscano la detenzione, l’ospedalizzazione e/o le terapie volontarie. Un’altra preoccupazione riguarda la legge che non permette ai disabili considerati incapaci di intendere e volere di sottoporsi a un giusto processo e possono quindi essere soggetti a misure di sicurezza che coinvolgono la privazione della libertà per un tempo indefinito. L’Onu chiede di applicare le regole in tal senso e dare ai disabili un giusto giudizio e non privare le loro libertà se non è provata la loro colpevolezza. La mancanza di equo trattamento riguarda anche i disabili che si trovano in prigione e l’Onu chiede – anche in questo caso – l’inclusione e l’eguaglianza di trattamento.
Il Comitato è preoccupato anche degli esperimenti medici condotti sui disabili senza il loro consenso libero e informato e chiede che si abroghino urgentemente tutte le leggi che permettono esperimenti medici sui disabili con il consenso dei tutori legali. Il meccanismo preventivo poi non si estende alle istituzioni psichiatriche o altre residenze private e l’Onu chiede che lo Stato visiti e scriva un rapporto su queste strutture.
Al punto 43 si analizzano le violenze e i maltrattamenti di cui i disabili sono vittime dentro e fuori le proprie abitazioni. Il Comitato chiede che lo Stato metta in atto una legislazione per monitorare, riconoscere e prevenire violenze dentro e fuori le abitazioni dei disabili, specialmente donne e bambini e che i membri delle forze armate e della sanità, così come i servizi sociali ricevano formazione a questo proposito. Un punto riguarda anche i bambini soggetti a operazioni di cambiamento di sesso o altri trattamenti medici senza il loro consenso libero e informato, l’Onu richiede che nessuno venga soggetto a operazioni non documentate e trattamenti chirurgici durante l’infanzia, che si garantisca al bambino l’integrità del corpo e la loro autodeterminazione e che si forniscano alle famiglie di bambini che vogliono cambiare sesso giusta informazione e sostegno.
Il Comitato è profondamente preoccupato della tendenza italiana di rimettere i disabili in istituti e il mancato utilizzo dei fondi per promuovere l’indipendenza abitativa, all’interno delle proprie comunità, delle persone disabili. Le raccomandazioni comprendono la salvaguardia del diritto di un domicilio indipendente in tutte le regioni, il re-indirizzamento delle risorse dagli istituti ai servizi di comunità e l’aumento del sostegno economico che permetta alle persone disabili di vivere in maniera indipendente e avere un eguale accesso ai servizi, compresa l’assistenza personale.
In ambito comunicativo, manca ancora in Italia un riconoscimento ufficiale del linguaggio dei segni ed è limitato il suo utilizzo a livello televisivo. Manca anche un conoscimento del Braille e della comunicazione tattile come mezzo educativo per ciechi e sordo-ciechi. L’Onu richiede, dunque, l’eliminazione delle barriere comunicative, il riconoscimento legale del LIS, di promuovere l’integrazione di ciechi e sordo-ciechi. Si raccomandano un incremento significativo di programmi TV usando il linguaggio dei segni e misure concrete per assicurare l’insegnamento del Braille ai non vedenti, e della comunicazione tattile ai sordo-ciechi, per renderli in grado di avere accesso alle informazioni.
La situazione domestica preoccupa anche il Comitato: mancano i sostegni alle famiglie di bambini disabili. L’Onu richiede il dispiegamento di fondi in tutte le regioni per sopperire a queste mancanze comprendendo anche le persone che hanno bisogno di un alto livello di sostegno, garantendo il diritto a una casa e l’integrazione della famiglia nelle comunità locali ed eliminare il ricorso all’istituzionalizzazione. Esistono poi barriere amministrative, procedure inaccessibili a genitori disabili per adottare figli con o senza disabilità. L’Onu richiede che lo Stato cambi le leggi per facilitare le pratiche di adozione e fornire sostegno ai genitori disabili.
Un’altra delle preoccupazioni riguarda l’educazione, mancano dati e indicatori per monitorare la qualità dell’insegnamento e dell’integrazione degli studenti disabili nelle scuole pubbliche, la qualità degli insegnanti e la mancanza di leggi e regolamenti per ottenere un insegnamento inclusivo. Per l’Onu, l’Italia deve attuare un piano di azione, con risorse, scadenze e obiettivi allo scopo di monitorare l’applicazione di leggi, decreti e regolamenti che migliorino la qualità di un sistema educativo di completa integrazione. Nelle scuole, poi, i bambini sordi non hanno accesso a interpreti del linguaggio dei segni; il Comitato richiede che vengano inseriti nelle scuole interpreti qualificati e che si desista dall’utilizzare soluzioni di compromesso, come l’utilizzo di assistenti di comunicazione. Mancano anche materiali e tecnologie per rendere l’apprendimento accessibile, per il Comitato bisogna provvedere – a livello legale – e garantire un apprendimento accessibile per aumentare la qualità e l’inclusione nel sistema scolastico pubblico.
Altra questione riguarda la salute, l’Onu è preoccupato per la mancanza di accessibilità e informazioni sui servizi relativi alla salute sessuale e riproduttiva, includendo discriminazioni e stereotipi nei confronti delle ragazze e delle donne disabili. Per il Comitato, l’Italia deve assicurare, in collaborazione con le associazioni di disabili, un accesso alle strutture e alle informazioni riguardanti il sistema riproduttivo e che il personale sanitario abbia una formazione sui diritti dei disabili. Mancano anche i dati relativi ai trattamenti amministrati senza un consenso libero e informato, come per esempio, la sterilizzazione. Vanno abrogate, per il Comitato, tutte le leggi che permettono questo trattamento medico, se autorizzato da una terza persona, guardiano o genitore, senza il consenso della persona interessata. Vanno, inoltre, applicati gli Standard Minimi richiesti dal Sistema Sanitario per consentire a tutti i bambini disabili una diagnosi e un intervento precoci.
Per quanto riguarda la riabilitazione, il Comitato raccomanda il miglioramento dei servizi, di rivedere gli Standard Minimi Sanitari con le associazioni di disabili, di spostare i fondi dalle strutture residenziali al sostegno per garantire una vita indipendente, per garantire a tutti i disabili servizi completi e programmi di abilitazione e riabilitazione all’interno della propria comunità.
In ambito lavorativo, poi, bisogna eliminare i livelli di disoccupazione fra i disabili, il Comitato raccomanda che si segua l’articolo 27 della Convenzione nell’attuazione degli Obiettivi di Sviluppo Sostenibile, per assicurare il raggiungimento di un’occupazione dignitosa per tutti, inclusi i disabili, e il medesimo salario per un lavoro del medesimo livello. Lo Stato, poi, deve aumentare le misure speciali per le donne disabili e abrogare tutte le leggi che limitano i diritti delle persone disabili in ambito lavorativo.
Il Comitato si preoccupa, poi, della mancanza di Standard Minimi di Assistenza Sociale, della povertà che spesso caratterizza i disabili e le famiglie con disabili e la mancanza di una valutazione in risposte alle misure di austerità. Raccomanda all’Italia di riformare la Costituzione per omogenizzare gli interventi e le politiche di protezione sul territorio, velocizzare l’adozione e l’attuazione degli Standard Minimi di Assistenza, valutare l’impatto delle misure di austerità su bambini e adulti disabili e prevenire ulteriori riduzioni delle risorse che potrebbero aumentare il livello di povertà. Manca, infine, la partecipazioni alla vita politica, pubblica e culturale. Per il Comitato, l’Italia deve abrogare l’articolo 48 della Costituzione che limita il diritto di voto per “incapacità civile” ed è in contrasto con la Convenzione: bisogna fornire servizi di sostegno e agevolazioni per assicurare che i disabili possano esercitare il proprio diritto di voto, inclusi i disabili psichici. Inoltre, va abrogata la legge 62 del 2004 che limita i disabili nel votare ai seggi di loro scelta; bisogna inoltre adattare la struttura di regole all’assistenza dei disabili, per garantire il loro diritto di voto in conformità alla Convenzione.
La partecipazione alla vita culturale, ricreativa, sportiva e al tempo libero deve riguardare ciechi, ipovedenti e altri disabili della vista. In Italia per il Comitato bisogna ratificare il Trattato di Marrakech che prevede la facilitazione all’accesso di testi stampati per le persone cieche, ipovedenti o altre difficoltà di accesso al testo stampato.
Oltre alla lunga serie di raccomandazioni, il Comitato elenca anche una lista di obblighi per lo stato italiano che riguarda l’accesso e la qualità della raccolta dati in sondaggi e censimenti, che sono separati secondo disabilità, sesso ed età. Per il Comitato i dati vanno “disaggregati” secondo reddito, sesso, età, razza, etnia, stato migratorio, disabilità, posizione geografica e altre caratteristiche rilevanti a livello nazionale. I dati devono essere di alta qualità e aggiornati.
Manca anche la cooperazione internazionale; i diritti dei disabili non sono resi pubblici come scritto nella Convenzione per l’applicazione e il monitoraggio dell’Agenda per lo Sviluppo Sostenibile del 2030. Seguendo la Convenzione, vanno aumentate le cooperazioni e il coinvolgimento delle associazioni di disabili. Contrariamente a quanto esposto nell’articolo 33 della Convenzione, in Italia manca un meccanismo di monitoraggio indipendente e inclusivo. L’Italia deve immediatamente stabilire e applicare un meccanismo indipendente di monitoraggio indipendente che aderisca ai principi delle istituzioni nazionali che promuovono e proteggono i diritti umani (i Principi di Parigi) e che fornisca fondi adeguati per il suo funzionamento e il pieno coinvolgimento, nel suo lavoro, di disabili.
L’Onu, tramite gli uffici delle sue agenzie, può aiutare l’Italia con assistenza tecnica. Lo Stato ha dodici mesi per inviare, per iscritto, le misure intraprese per eseguire le raccomandazioni contenute nel testo. Si raccomanda che l’Italia, trasmetta le osservazioni conclusive per valutarle e decidere le azioni seguenti, ai membri del Parlamento, ministri, autorità locali, gruppi professionali in ambito scolastico, medico e legale, e ai media. Si invita caldamente lo Stato a coinvolgere le organizzazioni della società civile, particolarmente le associazioni di disabili, nella preparazione del suo rapporto periodico. Le raccomandazioni, inoltre, vanno diffuse nel territorio italiano, in particolare alle ONG e alle organizzazioni di disabili, in modalità accessibile a tutti, compreso il linguaggio dei segni. L’Italia ha tempo fino all’11 maggio 2023 per sottoporre il secondo e quarto rapporto, includendo le informazioni relative all’applicazione delle raccomandazioni presentate in queste osservazioni conclusive.
Fonte: Fondazione Cesare Sereno e Comitato Onu per i diritti delle persone con disabilità
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