di Anna Maria Gioria – Fonte: superando.it
A stagione balneare appena avviata, il blog del «Corriere della Sera.it» InVisibili torna a proporre, aggiornata, la lista delle spiagge e degli stabilimenti accessibili alle persone con disabilità (a questo link).
Dietro questa catalogazione, un po’ fredda, c’è molto più di un desiderio: c’è la volontà di far godere i benefìci (e il senso di libertà) offerti dal mare a un numero sempre maggiore di persone che hanno qualche impedimento. La spiaggia come simbolo (di stagione) dei diritti da conquistarsi, a partire dalla visibilità.
Va ricordato che le spiagge entrano nella lista di InVisibili in base ad alcuni canoni prefissati, come i servizi e gli spogliatoi accessibili o la presenza di passerelle, piazzuole e sedie Job (le carrozzine con grosse ruote di plastica, adatte in modo specifico per la sabbia e per entrare in acqua).
Quest’anno, dunque, sono state inserite nell’elenco altre cento spiagge, alcune delle quali mostrano attenzione all’accessibilità anche con soluzioni innovative.
In evidenza, l’esistenza di spiagge attrezzate per le persone con disabilità gravissima che hanno bisogno di supporti tecnici per i respiratori e di assistenza infermieristica.
In Emilia Romagna, Regione che già lo scorso anno si distingueva per il maggior numero di spiagge accessibili in Italia, quest’anno si propongono anche pavimenti tattili, passerelle trasversali e mappe in Braille dello stabilimento.
In Toscana, poi, il Comune di Pietrasanta (Lucca), in collaborazione con il Consorzio Mare Versilia e la Banca Credito Cooperativo, garantisce una sedia Job ogni cento metri di spiaggia.
Più in generale, sempre in Toscana è stata perfezionata la Legge Regionale 86/16 (Testo unico del sistema turistico regionale), nella quale si prevede che tutti gli stabilimenti balneari siano accessibili, definendo, tra l’altro, la larghezza minima delle passerelle (90 centimetri) e che per ogni cinquanta ombrelloni, o punti d’ombra, vi sia un ausilio per la balneazione di persone con mobilità ridotta.
La vera novità introdotta da tale normativa è l’obbligo della spiaggia di pubblicare sul proprio sito le caratteristiche inerenti all’accessibilità in base a uno schema prestabilito dalla Giunta Regionale.
Come ogni Legge, tuttavia, essa non risolve alla radice il problema. E alcuni gestori si lamentano dei tempi ristretti per adeguare la propria struttura. Ad esempio, Elena Bottari, membro del Consorzio Balneare di Carrara – organismo già da diversi anni molto attento all’accessibilità – dice: «La barriera architettonica può essere risolta con un intervento tecnico, ma occorre smantellare anche le barriere culturali sulla diversità. Credo che in uno stabilimento balneare valga di più sentirsi ben accolti, piuttosto che trovare tutto a norma di legge».
Una particolare attenzione per l’accoglienza e l’inclusione la sta dimostrando Bibione (Venezia), meta tra le più popolari del Veneto.
Qui non si parla solo di spiagge, ma dell’impegno a rendere interamente accessibile tutta la cittadina. Tutto questo è dettato da una cultura nuova nei confronti dell’accessibilità che considera anche le persone anziane, le famiglie con bambini piccoli e chi ha una disabilità temporanea a causa di un incidente. Nel complesso si stimano in Italia 10 milioni di persone.
Il primato che vuole conquistarsi Bibione ha anche ricadute economiche. Si calcola infatti che chi viene qui in vacanza abbia un budget medio di spesa quotidiana di circa 120 euro, oltre a quanto già previsto per il pernottamento. Inoltre le persone con disabilità non fanno mai soggiorni brevi e non vanno in vacanza da sole, ma piuttosto accompagnate dalla famiglia o da un gruppo di amici.
Insomma, una minoranza forte che richiede sempre più servizi e diversivi. Da corteggiare, dunque, anche per il business.
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