di Vincenzo Falabella – Fonte: superando.it –
«L’attuale situazione economica e sociale – scrive Vincenzo Falabella – rischia di rendere insostenibili i costi da pagare per le persone con disabilità e le loro famiglie, non ultimo quello riguardante il lavoro domestico. E questo apre la strada ad un’ulteriore segregazione delle stesse persone con disabilità, nel proprio domicilio o verso strutture residenziali “chiuse”. Servono sostegni immediati e serve sempre ricordare che disabilità e povertà si potenziano reciprocamente, in una sorta di circolo vizioso, ciò che si tocca ancor più con mano in situazioni di crisi come quella attuale».
Sono grida di allarme che lanciamo ormai da molto tempo: dapprima è stato il cosiddetto “caro energia”, poi l’aumento dei prezzi anche dei generi alimentari di prima necessità e, su un altro versante, l’impennata del costo dei carburanti. Sono varie le cause di quanto sta accadendo in quest’ultimo anno – non certo ultime le recenti situazioni di conflitti nel mondo -, ma quel che è certo è che, come sempre in questi casi, a pagarne le maggiori conseguenze sono le categorie più fragili della popolazione, tra cui, segnatamente, le persone con disabilità e le loro famiglie.
In tale quadro di crisi economica generalizzata, per le famiglie delle persone con disabilità e di quelle anziane, c’è un ulteriore fattore di allarme da sottolineare, ed è quello riguardante i costi del lavoro domestico, che proprio all’inizio di quest’anno, esattamente il 16 gennaio, sono stati oggetto di un accordo sui nuovi minimi retributivi, derivanti dalla variazione del costo della vita, con conseguente “scatto” in avanti delle retribuzioni stesse, a partire dal 1° gennaio 2023, come si può evincere dalla tabella disponibile a questo link.
Come emerso nei giorni scorsi anche durante il dibattito in sede di CNEL (Consiglio Nazionale dell’Economia e del Lavoro) sul salario minimo, si parla di un comparto – quello del lavoro domestico – escluso dalla contrattazione collettiva, ciò che può comportare un ulteriore impatto economico su coloro che necessitano di assistenza personale in varie fasi della vita quotidiana, dalle più semplici alle più complesse.
Si tratta di costi crescenti che incidono pesantemente su famiglie già gravate da situazioni quanto mai complicate, rischiando di diventare insostenibili, specie se vanno ad aggiungersi a quanto ricordato inizialmente.
Possiamo parlare dunque di “viatico ideale” per un’ulteriore segregazione delle persone con disabilità, che sia nel proprio domicilio o prendendo necessariamente la strada di strutture residenziali “chiuse”? Crediamo proprio di sì ed è una deriva che va certamente arrestata al più presto, con sostegni immediati che rechino sollievo a tante famiglie con disabilità in grave difficoltà.
Questo ci attendiamo dai prossimi provvedimenti economici, perché è certamente sacrosanta l’attenzione alla situazione dei lavoratori e al dibattito sul salario minimo e sulla contrattazione collettiva, ma qui si parla di persone e di famiglie ormai alle soglie della povertà, se non già oltre quelle soglie, ricordando sempre che disabilità e povertà si potenziano reciprocamente, in una sorta di circolo vizioso, ciò che si tocca ancor più con mano in situazioni di crisi come quella attuale.
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