Il decreto di Riparto del Fondo per la non autosufficienza deve passare al vaglio della Conferenza Unificata per l’intesa
Il decreto di riparto del Fondo per le non autosufficienze (che dovrà appunto stabilire quante risorse attribuire a ciascuna Regione) arriva in Conferenza Unificata per raggiungere l’intesa su come suddividere per ciascuna regione il denaro utile a erogare prestazioni e i servizi a favore delle persone non autosufficienti. Ai 450 milioni di Euro stanziati dal Fondo come dotazione iniziale vanno aggiunti 13,6 milioni derivanti dai risparmi conseguenti le visite di accertamento su handicap e invalidità, svolte dall’INPS. Le regioni si impegnano poi ad integrarne altri 50. Vediamo nel dettaglio cifre e criteri di riparto.
463,6 MILIONI – Dopo un “balletto di rimpinguamenti e tagli ai findi dei mesi scorsi (ne parlavamo qui) il Fondo può oggi contare su complessivi 463,6 milioni di euro, così distribuiti:
–448,6 milioni alle Regioni
–15milioni al Ministero del Lavoro per progetti sperimentali in materia di vita indipendente
LE CIFRE E I CRITERI DI RIPARTO – Con quali criteri si decide che al Lazio vanno 40.012.880 euro e alla Liguria 14.892.680 euro per ripartire i 448,6 milioni a disposizione del FNA? Il riferimento utilizzato è il numero di persone con disabilità gravissima e gli indicatori stabiliti dall’art. 1, comma 2, del D.M- 26 settembre 2016. Su queste basi si calcolano le percentuali di riparto fra tutte le regioni del FNA (vedi colonna A della tabella 2) e i relativi importi (colonna D).
A queste cifre di riparto a singola regione vengono aggiunte inoltre le quote – per un ammontare di 50milioni di euro complessivi – che le stesse regioni (solo quelle a statuto ordinario) si sono impegnate a versare in sede di Conferenza Stato Regioni del 23 febbraio 2017, a integrazione del Fondo (vedi colonna C).
Su queste basi, la bozza di decreto riporta, alla colonna E l’ammontare che andrà a ogni singola Regione, per un totale complessivo di 498.600.000 Euro.
COME SI USERANNO LE RISORSE – La cifra più considerevole servirà a mettere in pratica gli obiettivi pratici del fondo, ovvero sostenere le prestazioni, gli interventi e i servizi assistenziali che compongono i servizi socio-sanitari in favore di persone non autosufficienti, tenendo conto di tre aree prioritarie:
1. attivazione o rafforzamento del supporto alla persona non autosufficiente e alla sua famiglia attraverso l’incremento dell’assistenza domiciliare, anche in termini di ore di assistenza personale e supporto familiare, per favorire l’autonomia e la permanenza a domicilio, adeguando le prestazioni all’evoluzione dei modelli di assistenza domiciliari;
2. supporto alla persona non autosufficiente e alla sua famiglia eventualmente anche con trasferimenti monetari se sono condizionati all’acquisto di servizi di cura e assistenza domiciliari nelle forme individuate dalle regioni o alla fornitura diretta da parte di familiari e vicinato sulla base del piano personalizzato;
3. previsione di un supporto alla persona non autosufficiente e alla sua famiglia eventualmente anche con interventi complementari all’assistenza domiciliare, a partire dai ricoveri di sollievo in strutture sociosanitarie, se sono effettivamente complementari al percorso domiciliare, assumendo l’onere della quota sociale e di altre azioni di supporto individuate nel piano personalizzato, a esclusione delle prestazioni erogate in ambito residenziale a ciclo continuativo di natura non temporanea.
Poi, come detto, 15milioni di euro del Fondo saranno invece utilizzati dal Ministero del Lavoro e della politiche sociali in attuazione della linea di attività n.3 del Programma di azione biennale sulla disabilità relativa a politiche e interventi per la vita indipendente el’inclusione sociale.
Ora la bozza di decreto, lo ricordiamo, dovrà passare al vaglio della Conferenza Unificata delle Regioni.
Per approfondire:
La bozza di decreto
Fonte: Disabili.com
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